«Il fronte della casa, non dico una bugia, distava al massimo sessanta metri dal mare. Era la nostra spiaggia particolare: non che fosse nostra-nostra, ma era a nostra totale ed esclusiva disposizione, visto che lì non veniva nessuno. Tutta la grande baia era nostra.
«Un giorno è arrivato un uomo, a piedi, senza una bici, un'auto o una moto**: sono rimasto a osservare che cosa faceva. Ha steso sui sassi il suo asciugamano, si è spogliato, si è steso al sole e si è messo a leggere un libro. Non era turco: lo si capiva chiaramente dall'abbigliamento, ma soprattutto dal fatto che leggeva un libro. Dopo un po' si è alzato, è andato al mare, ha fatto un bel bagno lungo e infine è tornato al suo asciugamano e al suo libro.
«Questo rituale è proseguito per alcuni giorni: ogni volta arrivava alla stessa ora e faceva le stesse cose. Finalmente non ho più retto e sono andato a fare la sua conoscenza verso l'ora di pranzo. Mi sono presentato e lui ha fatto lo stesso… Era lo scrittore italiano Mario Biondi. A quei tempi brezze di libertà spingevano verso Bodrum, e una di queste brezze aveva portato anche Biondi fino alla spiaggia di Gerenkuyu.***
«L'ho invitato a pranzo in casa, lui ha accettato e abbiamo condiviso quello che c'era in tavola.
«Il giorno dopo era lì nello stesso posto. L'ho raggiunto, abbiamo fatto quattro chiacchiere e di nuovo abbiamo pranzato insieme.
«I giorni seguenti non c'è più stato bisogno di invitarlo. Sapeva l'ora a cui pranzavamo. Raccoglieva educatamente il suo asciugamano e veniva in casa, dove pranzavamo insieme.
«Un giorno è tornato un'ultima volta e siamo stati seduti a lungo a pranzare e chiacchierare. Finito di mangiare si è alzato e ha detto: "Io vi devo molto, mi avete accolto tra voi per tutto questo tempo anche se non ci conoscevamo. Non saprei proprio come ripagare il debito che ho con voi, ma sarei felice se voleste accettare questo mio libro".
«Stava per partire da Bodrum e ci ha regalato come ricordo il suo libro.»****
* Nedim Göknil è mancato agli inizi del 2013 nella sua splendida nuova casa di Bitez (Bodrum), ma non me l'ha fatto sapere. Ancora una volta è riuscito a dribblare l'eventualità che io potessi ringraziarlo adeguatamente. R.I.P.
** In realtà l'auto ce l'avevo, eccome: la mia fedele Giulietta 1800 bianca, una delle tante Alfa (quasi tutte di seconda mano o più) che mi hanno portato in giro per l'Eurasia. Fedele ma esausta: non avrebbe superato l'anno (o forse due), ma soprattutto non poteva percorrere l'angusto e dissestato tratturo che portava alla casa di Nedim e Aişe, quindi la lasciavo riposare all'ombra tra gli ulivi, a poca distanza. Nedim lo sapeva benissimo, ma è molto bella quest'aura di romanticismo globetrotter che ha voluto regalarmi.
*** Nel 1988 la Turchia stava vivendo brezze davvero mirabili di libertà, per non dire ebbrezze: i militari avevano riconsegnato il potere alla politica "civile", e l'economia, rabberciata, aveva ripreso a marciare. I turchi si sentivano ricchi e felici, come a noi italiani era successo vent'anni prima, nel mitizzato Sessantotto. E in realtà erano state quelle nostrane brezze sessantottine a portarmi a Bodrum la prima volta. Ma a quei tempi la casa di Nedim e Ayşe a Gerenkuyu probabilmente non c'era ancora o era letteralmente irraggiungibile.
**** Nella realtà le cose sono andate piuttosto diversamente. Io ho effettivamente regalato a Nedim e Ayşe il mio libro appena uscito (Un amore innocente, in larga misura ambientato in Turchia ed Egeo anni Trenta), ma li ho anche invitati a cena per quella sera nel ristorante di Bodrum che sapevo a loro più caro: Orhan. E in effetti abbiamo cenato splendidamente lì, ma al momento del conto non c'è stato niente da fare… avevano già provveduto loro.
