Per motivi differenti e non necessariamente omogenei, dalla nostalgia di atmosfere immote senza tempo alle vertigini delle più avanzate tecnologie, quello di Biondi è un viaggio davvero straordinario.

Un viaggio appassionante, dal Pakistan alla Cina, dall'Indo al Fiume Giallo, per molti tratti impervio ma con sensi sempre all'erta per cogliere ogni segno utile a comporre un disegno complesso, puzzle di variegate contaminazioni raffigurante un mondo che «era un unicum culturalmente globalizzato già nel VI secolo avanti l'Era Comune».

Dalla sperduta Bisotun, nelle montagne dell'Iran, attraverso la Cina, fino agli sconfinati paesaggi tibetani ai piedi dell'Himalaya, inseguendo un'idea: trovare il punto d'incontro tra il mondo ellenistico e la cultura buddista. Una cerniera tra Oriente e Occidente che si è idealmente chiusa 2300 anni fa quando Alessandro Magno entrò in contatto con la lezione di Buddha.