Scrive di: Doris Lessing
Recensione: "Il taccuino d'oro" (1978)
Pubblicata su "Corriere del Ticino", 25 febbraio 1978
Recensione: "Il taccuino d'oro" (1978)
Pubblicata su "Corriere del Ticino", 25 febbraio 1978
© Mario Biondi
Divieto di riproduzione integrale
e obbligo di citazione (per cortesia...)
A tredici anni dalla sua prima edizione italiana, riappare in due volumi della Universale Economica Feltrinelli «Il Taccuino d’oro» di Doris Lessing nella traduzione di Marialivia Serini, lunghissimo, sterminato romanzo di una scrittrice che ha all’attivo più di una dozzina di romanzi, novelle e commedie e che alcuni considerano la più grande romanziera inglese contemporanea, mentre — come fa notare Angela Bianchini — è assai più corretto considerarla un classico degli «studi sulla donna».
Il tema «donna», con un notevole anticipo sui tempi, — almeno nella variante «narrativa» — è infatti il leit-motiv della poetica di questa scrittrice dalla vita avventurosa, nata in Iran da genitori tedeschi, vissuta fino ai trent’anni nella razzista Rhodesia meridionale (esperienza che lascia ampi segni nella sua prosa) e poi trasferitasi in Inghilterra.
La donna non esattamente del nostro tempo, ma del «suo» tempo: un tempo che ha contenuto in sé il dramma della seconda guerra mondiale e degli sconvolgimenti politici e ideologici che la precedettero e la seguirono.
Sarebbe arduo, anzi devo francamente dire impossibile, rendere conto riassuntivamente, nelle poche righe di una recensione, delle oltre mille pagine che compongono i due volumi. Mille pagine divise un po’ laboriosamente in cinque parti intermedie intitolate «Donne libere», poi in quattro taccuini che seguono alle quattro prime parti intermedie, uno nero, uno rosso,uno giallo, uno blu, tutti spezzati e divisi in quattro parti. Il «taccuino d’oro», che viene quasi alla fine del romanzo, dovrebbe rappresentare la quintessenza degli altri.
Libro arduo, ripeto, importante e forse ancora fondamentale per un’ideale
storia globale della condizione della donna, ma certamente datato; scritto con una precisione che è sì efficace, ma a tratti rischia di risultare soffocante per la volontà di partecipazione del lettore, davanti ai cui occhi sfila questo sterminato affresco di storia quasi contemporanea, privata e pubblica: la minaccia atomica e la genesi di un romanzo, l’impegno politico sul fronte comunista e la vita sentimentale, eventi internazionali e diari e rapporti intimi. E ancora, ancora, ancora, a comporre un documento importante e monumentale, ma, ahimè, alla fine un po’ noioso.
Pubblicata su "Corriere del Ticino", 25 febbraio 1978
Il tema «donna», con un notevole anticipo sui tempi, — almeno nella variante «narrativa» — è infatti il leit-motiv della poetica di questa scrittrice dalla vita avventurosa, nata in Iran da genitori tedeschi, vissuta fino ai trent’anni nella razzista Rhodesia meridionale (esperienza che lascia ampi segni nella sua prosa) e poi trasferitasi in Inghilterra.
La donna non esattamente del nostro tempo, ma del «suo» tempo: un tempo che ha contenuto in sé il dramma della seconda guerra mondiale e degli sconvolgimenti politici e ideologici che la precedettero e la seguirono.
Sarebbe arduo, anzi devo francamente dire impossibile, rendere conto riassuntivamente, nelle poche righe di una recensione, delle oltre mille pagine che compongono i due volumi. Mille pagine divise un po’ laboriosamente in cinque parti intermedie intitolate «Donne libere», poi in quattro taccuini che seguono alle quattro prime parti intermedie, uno nero, uno rosso,uno giallo, uno blu, tutti spezzati e divisi in quattro parti. Il «taccuino d’oro», che viene quasi alla fine del romanzo, dovrebbe rappresentare la quintessenza degli altri.
Libro arduo, ripeto, importante e forse ancora fondamentale per un’ideale
storia globale della condizione della donna, ma certamente datato; scritto con una precisione che è sì efficace, ma a tratti rischia di risultare soffocante per la volontà di partecipazione del lettore, davanti ai cui occhi sfila questo sterminato affresco di storia quasi contemporanea, privata e pubblica: la minaccia atomica e la genesi di un romanzo, l’impegno politico sul fronte comunista e la vita sentimentale, eventi internazionali e diari e rapporti intimi. E ancora, ancora, ancora, a comporre un documento importante e monumentale, ma, ahimè, alla fine un po’ noioso.
Pubblicata su "Corriere del Ticino", 25 febbraio 1978