Scrive di: Toni Morrison
L'isola delle illusioni (1994)
L'isola delle illusioni (1994)
© Mario Biondi
Divieto di riproduzione integrale
e obbligo di citazione (per cortesia...)
C’è chi sostiene che per recensire un romanzo basterebbe, tutto sommato, «annusarlo». Che errore di presunzione. Un romanzo è un processo creativo troppo complesso perché si possa coglierne l’autentico valore attraverso una lettura approssimativa. Il colpo d’ala può essere contenuto in poche righe, celate nel corpo dell’opera. Un attimo fuggente ma strepitoso. O nella qualità della scrittura, nell’applicazione del «punto di vista» da parte dell’autore». E così via. Come pensare, per esempio, di parlare dell’opera dell’americana Toni Morrison, Premio Nobel 1993, semplicemente dopo averla «annusata»? Che cani da tartufo del lavoro letterario bisognebbe essere.
Questa notevolissima scrittrice sa infatti spaziare dallo psicologismo più fine alla concretezza più cruda, dal realismo fantastico alla banalità del quotidiano, dagli stralci di pura trama agli squarci di grande scrittura, in una lingua capace di procedere su molti livelli, dall’ultracolto al gergale, a seconda delle esigenze della narrazione: ciò che accade, chi agisce, chi parla. Prese a sé, certe parti dei suoi libri possono anche sembrare deboli. Ma tutte assieme creano il grande romanzo. Opere a tinte violente, dominate dai contrasti: tra uomo e donna, tra chi ha e chi non ha, tra nero e bianco, tra nero che dissimula la propria realtà e nero orgoglioso della propria negritudine; e così via.
Pubblicata un tempo da Bompiani, ora la Morrison è passata a Frassinelli, che ripresenta tra l’altro in libreria L’isola delle illusioni, già tradotto in italiano qualche tempo fa. Un romanzo straripante, in cui le tematiche dell’autrice si presentano in tutta la loro inquietante forza. Nella villa di due ricchi americani, nei Caraibi, con due addomesticati domestici di colore che hanno un’addomesticatissima nipote, modella di successo, piomba un nero affamato, sfortunato e addirittura malato di negritudine. Il faticoso equilibrio del gruppo esplode. I lati più oscuri della vita e della psiche — non esclusi gli aspetti magici — vengono messi a nudo. Per un finale straziante, ancorché laboriosamente oscuro.
Toni Morrison, L'isola delle illusioni, (Uscito su "Letture, estate 1994)
Questa notevolissima scrittrice sa infatti spaziare dallo psicologismo più fine alla concretezza più cruda, dal realismo fantastico alla banalità del quotidiano, dagli stralci di pura trama agli squarci di grande scrittura, in una lingua capace di procedere su molti livelli, dall’ultracolto al gergale, a seconda delle esigenze della narrazione: ciò che accade, chi agisce, chi parla. Prese a sé, certe parti dei suoi libri possono anche sembrare deboli. Ma tutte assieme creano il grande romanzo. Opere a tinte violente, dominate dai contrasti: tra uomo e donna, tra chi ha e chi non ha, tra nero e bianco, tra nero che dissimula la propria realtà e nero orgoglioso della propria negritudine; e così via.
Pubblicata un tempo da Bompiani, ora la Morrison è passata a Frassinelli, che ripresenta tra l’altro in libreria L’isola delle illusioni, già tradotto in italiano qualche tempo fa. Un romanzo straripante, in cui le tematiche dell’autrice si presentano in tutta la loro inquietante forza. Nella villa di due ricchi americani, nei Caraibi, con due addomesticati domestici di colore che hanno un’addomesticatissima nipote, modella di successo, piomba un nero affamato, sfortunato e addirittura malato di negritudine. Il faticoso equilibrio del gruppo esplode. I lati più oscuri della vita e della psiche — non esclusi gli aspetti magici — vengono messi a nudo. Per un finale straziante, ancorché laboriosamente oscuro.
Toni Morrison, L'isola delle illusioni, (Uscito su "Letture, estate 1994)