RACCONTA
J. K. Rowling
Uno scherzo… (2001)
Uno scherzo… (2001)
© Mario Biondi
Divieto di riproduzione integrale
e obbligo di citazione (per cortesia...)
Odiavo Harry Potter. Letteralmente. L’ho odiato per diversi mesi, più di un anno. Deplorevole ma normale invidia dell’autore di discreto insuccesso per un successo invece debordante? Non proprio. Gli anni passati sui campi di atletica mi hanno insegnato che di solito chi vince è il migliore, e comunque merita rispetto: una lezione importante. Però Harry Potter lo odiavo. Perché? State a sentire.
Due anni fa esatti, fine autunno, era appena uscito il mio ultimo romanzo, e due venditori del Gruppo editoriale che mi pubblica mi hanno invitato a fare con loro un piccolo giro per librerie milanesi. Normale routine. I librai mi conoscono bene, sono abituati a vedermi capitare lì a fare quattro chiacchiere, a comperare un libro. Quindi via che si parte. Normalissima routine: diluvia tanto da riempire le scarpe. Quando si presenta un libro capita sempre così. O c’è una partita di Coppa, o la Settimana della Moda, o arrivano trombe d’aria e nevicate anche sul Sahara. Si parte, dunque, con le scarpe che fanno cic ciac. Umore grigiastro. Ci rifugiamo nella prima libreria e ci scrolliamo come cani bagnati.
Il libraio mi saluta frettolosamente, ah, sì, sì, certo, caro Biondi, come la va, il suo libro dev’essere da qualche parte, lì in mezzo. Poi di botto mi gira le spalle e si scatena in un’accorata concione con i due venditori, a mezzo fra la protesta e l’implorazione. Oggetto del contendere: Harry Potter. Come mai la Casa editrice tarda tanto a far pervenire i rifornimenti? E si può essere tanto in ritardo con le ristampe di un libro che si vende in maniera così trionfale, eccetera eccetera e via lamentando e deplorando. Io odio istantaneamente Harry Potter. Doveva essere la mia festa e me la sta rovinando. Chiunque egli sia.
Perché intanto continuo a non sapere chi egli sia, visto che, come spiega più volte il libraio proseguendo la sua raffica di lamentazioni, in libreria non ce n’è neanche una copia e lui perde vendite e clienti e forse fallirà e i suoi bambini moriranno di stenti, eccetera, eccetera, meno male che se non altro hanno letto Harry Potter e di conseguenza sono beati e potrebbero anche affrontare una carestia biblica e tutte le piaghe dell’Egitto. Ma chi diavolo è questo Harry Potter? Che cosa ha scritto? Il solito scrittore americano o inglese che ci invade con i suoi bidoni di spazzatura e noi tutti lì in ginocchio a riverirlo. Che rabbia.
Finalmente usciamo dalla Libreria del Calvario e ci avviamo mestamente sotto tutta la pioggia dell’Italia del Nord concentrata sulle nostre teste. I due venditori parlottano mestamente tra loro, anch’essi deprecando la penuria di rifornimenti del dannato Harry Potter. Abbandonato a me stesso, non mi degno nemmeno di chiedere chi diavolo sia costui. Se ho ben capito, è uno scrittore di libri per bambini. Robetta, che io non scrivo. Pavido e truffaldino, non preciso a me stesso che non sono capace di scriverla.
Affrontiamo la Libreria Calvario n. 2 e poi la n. 3. La scena si ripete puntuale e identica, con i librai che raggiungono vette di disperazione degne di un Processo del Lunedì improvvisamente orbato di Harry Biscotter e persino dell’ex arbitro Harry Menicotter. Poco manca che scoppino in singhiozzi. Del Biondi lì in piedi davanti a loro tutto fradicio, prendono nota a stento. Harry, Harry, Harry… Per fortuna, però, una commessa della Calvario n. 3 ha con sé una copia di Harry Potter, che invoca venga autografata da una certa signora Rowling (e lì per lì capisco Bowling). Pare che, gratificato di una simile firma, il figlioletto della commessa sarebbe pronto a trasformarsi d’incanto da demonietto in chierichetto, da asino matricolato in sapiente patentato. Accidempoli.
Per me, però, il mistero si è infittito. Potter & Bowling? Adesso gli autori di debordante successo sono diventati due? Più che altro per darmi un contegno, faccio finta di niente (sono lì a non far niente!) e ghermisco la copia della libraia, costernata e affranta davanti alla notizia che mai e poi mai si riuscirà a far autografare la copia, per motivi che sul momento mi sfuggono. A quanto pare la premiata coppia Potter & Bowling non è raggiungibile. I soliti montati, penso. Però, ghermita la copia, finalmente la nebbia svanisce. Harry Potter non è uno scrittore ma un personaggio, e la signora Rowling è la sua fortunatissima inventrice. Come Dio vuole usciamo anche da questa Calvario n. 3, dove ho ricevuto un’illuminazione potteriana ma soprattutto sono diventato di umore perfido. Significo ai due venditori, sempre presi con il duo Rowling & Potter, che i piedi fradici mi suggeriscono di tornare a casa e interrompere la gita, che non definisco Via Crucis soltanto per motivi di opportunità. I due si dichiarano entusiasticamente d’accordo, mi piantano in mezzo al marciapiede e spariscono, probabilmente verso la più vicina tipografia clandestina dove far stampare qualche milione di copie taroccate di Harry Potter onde placare le orde librarie con i loro piccoli, ingordi lettori. Mi allontano senza neanche aprire l’ombrello, canticchiando "Cortigiani, vil razza dannata…" Preferisco dimenticare il duo Rowling & Potter. Lo dimentico.
Fino all’inizio di quest’anno, quando, nella mia veste di direttore del sito Internet www.InfiniteStorie.it, il Portale del Romanzo, ricevo dalla premiata Casa editrice Salani una documentatissima biografia della signora Rowling. Prima di pubblicarla in Rete, ovviamente la leggo (siamo professionisti, no?). E rimango di stucco. Comincio a pensare che questa donnina inglese, almeno un pochino del successo che ha se lo sia meritato, se non altro per la sua vita inizialmente dura, la sua volontà di ferro, la sua tenacia. Per essere convinto fino in fondo, però, devo leggere il libro che la biografia annuncia, ovvero Harry Potter e il Calice di Fuoco, che la medesima Casa editrice mi ha fatto pervenire a cavalcioni di un pony express. Fosse almeno arrivato nel becco di gufo… (Ma in quel momento non lo sapevo ancora…)
Insomma, inizio la lettura e come per incanto mi sento portare via, in un universo magico che non esiste nella realtà (forse) ma di sicuro nelle fantasie di tutti i bambini del mondo, di qualsiasi etnia ed età, anche se non sanno leggere. Mi ritrovo a ridere di cuore della goffaggine dei turpi zii di Harry Potter davanti al pasticcione signor Weasley che piomba giù dal camino; a fare il tifo per la Coppa del Mondo di Quidditch. Con il cuore in gola vado anch’io al binario 9 e 3/4 per montare sull’espresso di Hogwarts. Mi infilo quatto quatto oltre il quadro della Signora Grassa fino alla camerata di Harry e dei suoi amici, studio pozioni magiche e incantesimi, gironzolo con Fred, George e Hermione, mi inchino davanti al professor Silente, ascolto rapito le forsennate elucubrazioni di Hagrid sui suoi terribili mostracci, mi preparo al Torneo Tremaghi, ricevo la posta tramite gufo… Insomma, divento anch’io in incognito uno studente della scuola di Hogwarts, come penso capiti a tutti i lettori di Harry Potter. Una cosa sola sono restio a fare, volare a cavallo della scopa: i mezzi di trasporto aerei mi sono sempre piaciuti poco.
Sulle prime mi vergogno un po’: ho almeno cinque volte tanto l’età del lettore medio di Harry Potter… Ma mi consolo in fretta: mi sto divertendo troppo, e la signora Rowling merita tutta la mia ammirazione. Al punto che mi attacco al telefono e (come i librai delle famose 3 Librerie Calvario 3) imploro la Casa editrice Salani di mandarmi gli altri libri della saga di Harry Potter. Arrivano subito, sempre a cavalcioni di un pony express invece che di una scopa o nel becco di un gufo, ma va benissimo anche così. Li leggo d’un fiato, uno dietro l’altro. Signori: c’è da leccarsi i baffi. Che fantasia, che inventiva, che professionalità, che capacità di catturare il lettore e trascinarlo di pagina in pagina fino alla fine. Tanto di cappello all’autrice.
Così, quando finalmente arriverà il film, sarò lì in prima fila. Non so ancora se, per superare l’imbarazzo di far saltare tutti gli indici di età media degli spettatori, mi nasconderò dietro un lecca lecca gigante o tenterò di noleggiare un nipotino finto da accompagnare al cinema. Magari potessi farmi prestare da Harry Potter il Mantello dell’Invisibilità… Ma, costi quello che costi, sarò lì.
(La Provincia di Como, 6 dicembre 2001)
Due anni fa esatti, fine autunno, era appena uscito il mio ultimo romanzo, e due venditori del Gruppo editoriale che mi pubblica mi hanno invitato a fare con loro un piccolo giro per librerie milanesi. Normale routine. I librai mi conoscono bene, sono abituati a vedermi capitare lì a fare quattro chiacchiere, a comperare un libro. Quindi via che si parte. Normalissima routine: diluvia tanto da riempire le scarpe. Quando si presenta un libro capita sempre così. O c’è una partita di Coppa, o la Settimana della Moda, o arrivano trombe d’aria e nevicate anche sul Sahara. Si parte, dunque, con le scarpe che fanno cic ciac. Umore grigiastro. Ci rifugiamo nella prima libreria e ci scrolliamo come cani bagnati.
Il libraio mi saluta frettolosamente, ah, sì, sì, certo, caro Biondi, come la va, il suo libro dev’essere da qualche parte, lì in mezzo. Poi di botto mi gira le spalle e si scatena in un’accorata concione con i due venditori, a mezzo fra la protesta e l’implorazione. Oggetto del contendere: Harry Potter. Come mai la Casa editrice tarda tanto a far pervenire i rifornimenti? E si può essere tanto in ritardo con le ristampe di un libro che si vende in maniera così trionfale, eccetera eccetera e via lamentando e deplorando. Io odio istantaneamente Harry Potter. Doveva essere la mia festa e me la sta rovinando. Chiunque egli sia.
Perché intanto continuo a non sapere chi egli sia, visto che, come spiega più volte il libraio proseguendo la sua raffica di lamentazioni, in libreria non ce n’è neanche una copia e lui perde vendite e clienti e forse fallirà e i suoi bambini moriranno di stenti, eccetera, eccetera, meno male che se non altro hanno letto Harry Potter e di conseguenza sono beati e potrebbero anche affrontare una carestia biblica e tutte le piaghe dell’Egitto. Ma chi diavolo è questo Harry Potter? Che cosa ha scritto? Il solito scrittore americano o inglese che ci invade con i suoi bidoni di spazzatura e noi tutti lì in ginocchio a riverirlo. Che rabbia.
Finalmente usciamo dalla Libreria del Calvario e ci avviamo mestamente sotto tutta la pioggia dell’Italia del Nord concentrata sulle nostre teste. I due venditori parlottano mestamente tra loro, anch’essi deprecando la penuria di rifornimenti del dannato Harry Potter. Abbandonato a me stesso, non mi degno nemmeno di chiedere chi diavolo sia costui. Se ho ben capito, è uno scrittore di libri per bambini. Robetta, che io non scrivo. Pavido e truffaldino, non preciso a me stesso che non sono capace di scriverla.
Affrontiamo la Libreria Calvario n. 2 e poi la n. 3. La scena si ripete puntuale e identica, con i librai che raggiungono vette di disperazione degne di un Processo del Lunedì improvvisamente orbato di Harry Biscotter e persino dell’ex arbitro Harry Menicotter. Poco manca che scoppino in singhiozzi. Del Biondi lì in piedi davanti a loro tutto fradicio, prendono nota a stento. Harry, Harry, Harry… Per fortuna, però, una commessa della Calvario n. 3 ha con sé una copia di Harry Potter, che invoca venga autografata da una certa signora Rowling (e lì per lì capisco Bowling). Pare che, gratificato di una simile firma, il figlioletto della commessa sarebbe pronto a trasformarsi d’incanto da demonietto in chierichetto, da asino matricolato in sapiente patentato. Accidempoli.
Per me, però, il mistero si è infittito. Potter & Bowling? Adesso gli autori di debordante successo sono diventati due? Più che altro per darmi un contegno, faccio finta di niente (sono lì a non far niente!) e ghermisco la copia della libraia, costernata e affranta davanti alla notizia che mai e poi mai si riuscirà a far autografare la copia, per motivi che sul momento mi sfuggono. A quanto pare la premiata coppia Potter & Bowling non è raggiungibile. I soliti montati, penso. Però, ghermita la copia, finalmente la nebbia svanisce. Harry Potter non è uno scrittore ma un personaggio, e la signora Rowling è la sua fortunatissima inventrice. Come Dio vuole usciamo anche da questa Calvario n. 3, dove ho ricevuto un’illuminazione potteriana ma soprattutto sono diventato di umore perfido. Significo ai due venditori, sempre presi con il duo Rowling & Potter, che i piedi fradici mi suggeriscono di tornare a casa e interrompere la gita, che non definisco Via Crucis soltanto per motivi di opportunità. I due si dichiarano entusiasticamente d’accordo, mi piantano in mezzo al marciapiede e spariscono, probabilmente verso la più vicina tipografia clandestina dove far stampare qualche milione di copie taroccate di Harry Potter onde placare le orde librarie con i loro piccoli, ingordi lettori. Mi allontano senza neanche aprire l’ombrello, canticchiando "Cortigiani, vil razza dannata…" Preferisco dimenticare il duo Rowling & Potter. Lo dimentico.
Fino all’inizio di quest’anno, quando, nella mia veste di direttore del sito Internet www.InfiniteStorie.it, il Portale del Romanzo, ricevo dalla premiata Casa editrice Salani una documentatissima biografia della signora Rowling. Prima di pubblicarla in Rete, ovviamente la leggo (siamo professionisti, no?). E rimango di stucco. Comincio a pensare che questa donnina inglese, almeno un pochino del successo che ha se lo sia meritato, se non altro per la sua vita inizialmente dura, la sua volontà di ferro, la sua tenacia. Per essere convinto fino in fondo, però, devo leggere il libro che la biografia annuncia, ovvero Harry Potter e il Calice di Fuoco, che la medesima Casa editrice mi ha fatto pervenire a cavalcioni di un pony express. Fosse almeno arrivato nel becco di gufo… (Ma in quel momento non lo sapevo ancora…)
Insomma, inizio la lettura e come per incanto mi sento portare via, in un universo magico che non esiste nella realtà (forse) ma di sicuro nelle fantasie di tutti i bambini del mondo, di qualsiasi etnia ed età, anche se non sanno leggere. Mi ritrovo a ridere di cuore della goffaggine dei turpi zii di Harry Potter davanti al pasticcione signor Weasley che piomba giù dal camino; a fare il tifo per la Coppa del Mondo di Quidditch. Con il cuore in gola vado anch’io al binario 9 e 3/4 per montare sull’espresso di Hogwarts. Mi infilo quatto quatto oltre il quadro della Signora Grassa fino alla camerata di Harry e dei suoi amici, studio pozioni magiche e incantesimi, gironzolo con Fred, George e Hermione, mi inchino davanti al professor Silente, ascolto rapito le forsennate elucubrazioni di Hagrid sui suoi terribili mostracci, mi preparo al Torneo Tremaghi, ricevo la posta tramite gufo… Insomma, divento anch’io in incognito uno studente della scuola di Hogwarts, come penso capiti a tutti i lettori di Harry Potter. Una cosa sola sono restio a fare, volare a cavallo della scopa: i mezzi di trasporto aerei mi sono sempre piaciuti poco.
Sulle prime mi vergogno un po’: ho almeno cinque volte tanto l’età del lettore medio di Harry Potter… Ma mi consolo in fretta: mi sto divertendo troppo, e la signora Rowling merita tutta la mia ammirazione. Al punto che mi attacco al telefono e (come i librai delle famose 3 Librerie Calvario 3) imploro la Casa editrice Salani di mandarmi gli altri libri della saga di Harry Potter. Arrivano subito, sempre a cavalcioni di un pony express invece che di una scopa o nel becco di un gufo, ma va benissimo anche così. Li leggo d’un fiato, uno dietro l’altro. Signori: c’è da leccarsi i baffi. Che fantasia, che inventiva, che professionalità, che capacità di catturare il lettore e trascinarlo di pagina in pagina fino alla fine. Tanto di cappello all’autrice.
Così, quando finalmente arriverà il film, sarò lì in prima fila. Non so ancora se, per superare l’imbarazzo di far saltare tutti gli indici di età media degli spettatori, mi nasconderò dietro un lecca lecca gigante o tenterò di noleggiare un nipotino finto da accompagnare al cinema. Magari potessi farmi prestare da Harry Potter il Mantello dell’Invisibilità… Ma, costi quello che costi, sarò lì.
(La Provincia di Como, 6 dicembre 2001)