RACCONTA
Stephen King
Recensione: “Insomnia” (1995)
Recensione: “Insomnia” (1995)
© Mario Biondi
Divieto di riproduzione integrale
e obbligo di citazione (per cortesia...)
Chissà a quali terrori radicati nell’inconscio risale la passione dei popoli di lingua inglese per i racconti di orrore. Bisogna probabilmente risalire a remoti riti druidici, in cui si favoleggia che il sangue scorresse a scodelle. Con precisione non potremo mai saperlo: i druidi vietavano al loro popolo di mettere per iscritto le loro gesta. Potevano cantarle oralmente soltanto i bardi, ed è ben noto che le parole volano. Sta comunque di fatto che a chi parla in inglese la pelle d’oca provoca autentici trip di felicità. Pensate a Dracula, nato in Valacchia ma portato a perenne celebrità da un irlandese (Bram Stoker). Pensate all’interminabile sequela di raccapriccianti romanzi gotici. Pensate al Signore delle mosche del Premio Nobel W. Golding. In America, ingigantito dal terrore che deve avere vissuto chi vi è arrivato dopo un tremendo viaggio nel fetido buio di una carretta galleggiante, e favorito dalla convinzione che le streghe esistano davvero (a Salem) il fenomeno non poteva che dilagare, da Edgar Allan Poe fino al Silenzio degli innocenti e oltre. Re incontrastato del genere, con migliaia di pagine e milioni di dollari di vantaggio, è pero senza dubbio Stephen King. Alzi la mano chi non ha letto almeno un suo libro, chi non ha visto un film tratto da una sua storia. Diciamo Shining? Diciamo Carrie? Diciamo Misery? Grande scrittore, come non riescono a negare neppure i critici convinti che i libri non si leggono ma si annusano (l’odore del sangue fa sempre effetto). Ma, soprattutto, un vero e proprio fenomeno di capacità di catturare il lettore in un reticolo di panico e orrore. La sua ultima prova, Insomnia (Sperling e Kupfer, pagg. 743, L. 32.900), oltre che un formidabile romanzo è anche un saggio sull’America di oggi, attraverso una vicenda meta-romanzesca centrata su uno dei più complessi conflitti ideologici sofferti dagli Usa, quello (anche cruento) tra abortisti e antiabortisti. La vicenda procede con cadenze da realtà virtuale in un subisso di oscurità gnostiche, contorte speculazioni su Bene e Male, inquietudini parapsichiche e terrori ancestrali. Grande fenomeno davvero, Stephen King. Un giorno bisognerà dedicargli un intero monumento di pelle d’oca.
(Class ???? - Il file Word è datato 19/1/1995)
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