Per una lettura documentata
Lo scrittore Mario Biondi nel Sahara
Lo scrittore Mario Biondi
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Lo scrittore Mario Biondi

RACCONTA

“Dale
Dale Brown

I. Lettura editoriale (libro originale in bozze): “Fatal Terrain” (1997)

© Mario Biondi
Divieto di riproduzione integrale
e obbligo di citazione (per cortesia...)

Una ditta americana fornitrice di sofisticatissimo materiale aeronautico al governo Usa ha messo a punto una nuova Megafortress (un bombardiere Stealth) quasi invincibile. A pilotarla viene chiamato il generale Brad Elliott, pensionato di forza perché ha il dito troppo facile sul pulsante di scaricamento delle bombe. Ho la precisa sensazione che i personaggi che gestiscono questa ditta siano già comparsi in almeno un romanzo precedente, se non più. E anche altri personaggi di questo libro.

Contro il parere del suo staff militare, il presidente Martindale, superfalco repubblicano (il romanzo è ambientato nel ’97 ma con situazioni di totale fantasia) decide di usare la Megafortress per dare una mano alla Repubblica Cinese (di Taiwan) che si è appena autonominata e rischia dure rappresaglie da parte della Repubblica Popolare Cinese, da cui si è definitivamente staccata.

Contemporaneamente, in Cina, in un profluvio di citazioni filosofiche da Sun-Tzu, teorico militare cinese (una di esse dà il titolo al libro), l’ammiraglio Sun convince il presidente Jiang Zemin a una complessa operazione di logoramento che costringerà Taiwan a tornare a casa e svergognerà gli Usa. In sostanza chiede mano libera di far scoppiare un po’ di bombette atomiche in un modo tale che la colpa e la riprovazione internazionale ricadano sugli Stati Uniti, buttandoli fuori a furor di popolo dall’Estremo Est Asiatico. I cinesi sono anti nucleari, (come del resto anche gli americani), ma il presidente Jiang Zemin rimane abbagliato dal progetto di Sun e, seppure anche lui contro il parere dello staff militare, lo autorizza ad agire con pieni poteri.

Mentre lo staff americano (tallonato dall’opposizione democratica) temporeggia nelle sue iniziative nei confronti del conflitto Taiwan-Cina, l’ex generale Elliott, sulla Megafortress, rompe gli indugi e crea un putiferio che porta il mondo sull’orlo di una guerra nucleare. Una grossa mano gli viene data dalle bombette atomiche cinesi che cominciano a scoppiare qua e là, subdolamente manovrate dal cinese Sun ma da tutti attribuite agli Usa.
Le difese di Taiwan vengono quasi azzerate, le due Coree vengono portate anch’esse sull’orlo della guerra con un doppio invio di bombe atomiche che sembrano partite dai rispettivi territori e invece sono ovviamente frutto della perfida macchinazione dell’ammiraglio Sun.

La Megafortress viene prima richiamata imperativamente in patria, per i pasticci che ha combinato (atti di eroismo, secondo una parte dello staff militare) e poi rimandata sul teatro asiatico con il compito di continuare a tenere d’occhio la situazione. Il buon Elliott ribombarda subito tutto il bombardabile, portando sempre più avanti la escalation verso la guerra nucleare, per cui lo staff militare del presidente Usa ordina alla squadra che governa il super aereo di ritirarsi immediatamente nella base di Guam e di rimanere lì in attesa dello smantellamento dell’aereo e di un durissimo processo.

Intanto, improvvidamente, lo stesso staff militare decide di mandare sul teatro orientale tutte le portaerei disponibili, e poi di armare tutti i bombardieri con bombe atomiche, in modo da spaventare la Cina e costringerla a più miti consigli.

I nostri eroi della Megafortress, aiutati da una pattuglia di incursori dei servizi segreti, tagliano la corda da Guam con tutto l’aereo (i diversi corpi separati militari e spionistici degli Usa agiscono ciascuno per conto suo, a seconda di come gli gira? evidentemente sì) e si rifugiano in una base aerea sotterranea di Taiwan, da dove ripartono per portare distruzione e sgomento sulla Cina, proprio un attimo prima che una ennesima bombetta atomica annienti la stessa Guam.

In pratica vincono la guerra da soli. Il loro aereo è colpito in maniera irreparabile e tutti si gettano con il paracadute, tranne il generale Elliott, che come un kamikaze getta la Megafortress contro l’ultimo obiettivo cinese rimasto e si immola eroicamente.

I nostri non finiranno affatto in prigione ma verranno abbracciati dal presidente Martindale, che affida loro la gestione di un’intera base aerea sperimentale, a cui viene dato il nome dell’eroico Brad Elliott.

Il precedente riassunto è necessariamente molto approssimativo, perché la vicenda è piena di contorcimenti e colpi di scena, ma il succo della storia è questo. Il tutto è raccontato con molto cipiglio narrativo e con una quantità treccanesca di dati e sigle “techno”-militari, che faranno la gioia dei techno-guerrafondai di casa nostra.

Il libro è avvincente e si legge con grande interesse fino a due terzi (proprio perché si vuole sapere che cosa succederà ancora nella pagina successiva), poi nel finale diventa un po’ grandguignolesco, nell’ansia di far fare tutto ai nostri eroi della Megafortress, ma complessivamente regge bene la sfida con i vari sterminati Clancy che mi è capitato di leggere.

Quanto alla credibilità, non mi pare che la si debba considerare una componente essenziale di questo tipo di libri.

Insomma, il parere complessivo, che è positivissimo fino a due terzi del libro, rimane positivo fino alla fine.


Il romanzo è poi stato pubblicato dall'editore con il titolo: Terreno fatale, Longanesi 1998
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